I “DORADORI” E LE ALCHIMIE DELLA DORATURA A GUAZZO

I “DORADORI” E LE ALCHIMIE DELLA DORATURA A GUAZZO

Un’arte che si tramanda dal ‘700 ad oggi

 

Gesso, argilla rossa, chiara d’uovo, colla di pesce o di coniglio, foglia d’oro e pietra d’agata.

Meravigliose alchimie per decorare regge galleggianti, baldacchini, angeli, troni, soffitti come quello della Scuola di San Rocco al Palazzo Ducale e teatri come la Fenice, progettata nella seconda metà del ‘700 da Giannantonio Stella, mito che si rinnova, per due volte rinata dalle sue ceneri grazie alla magia del suo nome e alla maestria degli artigiani che, nei secoli, si sono tramandati i segreti alchemici della decorazione.

Venezia, ma anche Firenze, risplendevano d’oro e luccicavano, sontuose e belle, grazie al lavoro di artigiani e maestri doratori.  Nel tardo barocco, solo a Venezia, c’erano 33 botteghe, 64 maestri, 70 lavoranti e 10 garzoni, che utilizzavano il prezioso metallo battuto e ridotto in foglia e lo stendevano come un manto dorato su tutta la città.

Noi della Giovannini abbiamo raccolto il testimone e, grazie alla passione e alla instancabile ricerca di Roberto, che ha studiato le tecniche e i segreti dei maestri decoratori dei secoli passati, sperimentandoli e applicandoli amorevolmente, così da mantenere oggi intatta l’arte del decoro, siamo fra i pochissimo capaci di rieditare manufatti progettati nel 18° secolo facendoli rinascere, come la Fenice, ogni volta più splendenti, rinnovati e allineati con il mondo contemporaneo.

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